«Proprio questo è il punto,
povero il mio sedicente umano!»
sbottò zio Vania. «Non capisci che
non hai il diritto di affrettare le
cose? Tu stai forzando gli eventi,
ecco, invece di fartene
tranquillamente trasportare. Fai
finta di avere una volontà, e
addirittura una volontà libera. Tu
sproni la natura; ma non si può
spronare la natura, e te ne
accorgerai». Il dialogo è tratto da un romanzo di Roy Lewis molto divertente. Si intitola Il più grande uomo scimmia del Pleistocene.
Protagonista un gruppo di ominidi di 3 milioni di anni fa, il Pleistocene appunto, alle prese con l'evoluzione: la conquista della posizione eretta, il fuoco, la cottura dei cibi, la costruzione dei manufatti. Lo scontro tra innovazione e tradizione è incarnato da due personaggi: Edward, l'innovatore idealista, e zio Vania, il conservatore. A dividere i due, a ben guardare, è un problema di fondo: il tempo. C'è un tempo della natura e un tempo degli uomini e della loro tecnologia. Tempi che non coincidono. L'Uomo percepisce il suo tempo come il Tempo, con la maiscuola, pur avendo consapevolezza che non è l'unico Tempo. Una contraddizione certo, in cui ci dibattiamo tutti. In barca lo scontro tra innovazione-conservazione, tempo della natura - tempo dell'uomo, ha una declinazione del tutto particolare sulla quale può essere utile riflettere. Nella navigazione ci sono tre soggetti: natura (il mare), tecnologia (la barca), e l'essere umano ( solo o in equipaggio). Qual è il soggetto che domina? Possiamo fare tutte le simulazioni possibili e arriveremmo sempre alla conclusione che non c'è un elemento dominante. Un mare burrascoso può essere affrontato da una buona barca e da un buon equipaggio; nessun barca per quanto preparata e nessun equipaggio per quanto abile può resistere alle incognite della natura; nessun equipaggio può affrontare il mare, anche il più tranquillo, senza una barca preparata e senza le giuste competenze.
Protagonista un gruppo di ominidi di 3 milioni di anni fa, il Pleistocene appunto, alle prese con l'evoluzione: la conquista della posizione eretta, il fuoco, la cottura dei cibi, la costruzione dei manufatti. Lo scontro tra innovazione e tradizione è incarnato da due personaggi: Edward, l'innovatore idealista, e zio Vania, il conservatore. A dividere i due, a ben guardare, è un problema di fondo: il tempo. C'è un tempo della natura e un tempo degli uomini e della loro tecnologia. Tempi che non coincidono. L'Uomo percepisce il suo tempo come il Tempo, con la maiscuola, pur avendo consapevolezza che non è l'unico Tempo. Una contraddizione certo, in cui ci dibattiamo tutti. In barca lo scontro tra innovazione-conservazione, tempo della natura - tempo dell'uomo, ha una declinazione del tutto particolare sulla quale può essere utile riflettere. Nella navigazione ci sono tre soggetti: natura (il mare), tecnologia (la barca), e l'essere umano ( solo o in equipaggio). Qual è il soggetto che domina? Possiamo fare tutte le simulazioni possibili e arriveremmo sempre alla conclusione che non c'è un elemento dominante. Un mare burrascoso può essere affrontato da una buona barca e da un buon equipaggio; nessun barca per quanto preparata e nessun equipaggio per quanto abile può resistere alle incognite della natura; nessun equipaggio può affrontare il mare, anche il più tranquillo, senza una barca preparata e senza le giuste competenze.
L'unica conclusione possibile è quindi: l'equilibrio tra i tre elementi è il fattore dominante. Ogni volta che affrontiamo una navigazione siamo alla ricerca di questo equilibrio tra natura, tecnologia e uomo.
In modi diversi le rotte di Matteo Miceli e delle sue galline, degli equipaggi della VOR, e della Route du Rhum che in queste settimane si intrecciano negli oceani parlano di questo scontro che dura dal Pleistocene. Ogni sfida ha le sue caratteristiche e le sue finalità, di impresa sportiva, scientifica, di comunicazione, ma al dunque a bordo di ogni barca la sfida è la ricerca del'equilibrio possibile. Ogni navigazione - da quella oceanica a quella sottocosta - ci obbliga a cercare l'equilibrio possibile e a rimettere in discussione tutte le noste certezze terricole sul potere della tecnologia, sulla potenza della natura e sul nostro senso di onnipotenza. In questo sta il fascino dell'allontanarsi da terra per andare sul mare. Anche se non ne siamo consapevoli ogni volta che molliamo gli ormeggi siamo come Edward e zio Vania, uomini del Pleistocene alle prese con il grande mistero dell'evoluzione umana. Che è sempre un misto di tradizione e innovazione.
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