giovedì 20 novembre 2014

Le cipolle di Carozzo




Alex Carozzo alla Golden Globe
«Patate, cipolle, 250 litri d' acqua, cento succhi di frutta, due bottiglie di whisky.» Quando Alex Carozzo mette in acqua la sua Golden Lion, la barca che ha costruito nella stiva del mercantile su cui era imbarcato ( era il 1965)  la cambusa era più o meno tutta lì, patate e cipolle in quantità sufficiente ad attraversare il Pacifico da Tokyo a San Francisco. Traversata riuscita anche se all’epoca a conoscere questa storia erano pochissimi.

La carriera di navigatore solitario di Alex è cominciata lì e poi è proseguita con alterne fortune, tra l’altro ha partecipato alla Golden Globe, la folle regata. Adesso a 80 anni suonati vuole navigare da Venezia alle Galapagos, 6000 miglia sulla rotta della missione della Vettor Pisani. Conoscendolo c’è da giurare che la sua cambusa, con qualche piccola modifica, sarà ancora basata su patate e cipolle. 
Paragonate al tripudio di alimenti che mediamente ingombrano le cambuse delle barche dei diportisti e dei naviganti le patate e le cipolle di Carozzo fanno riflettere. La domanda è: perché mangiamo così tanto? Quando è successo che anche in mare il cibo abbia preso il sopravvento su tutto? Non c’è navigazione, regata, gita a remi che non cominci e si concluda con pantagrueliche “magnate”, innaffiate da abbondante vino e intervallate da merende e aperitivi. A volte sembra che andare per mare sia solo l’alibi per mangiare. Senza niente togliere al valore conviviale dei pranzi e delle cene a bordo, qualcosa non torna.
In mare come a terra domina un atteggiamento bulimico. Peggio ancora. Mangiamo e parliamo di cibo, lo fotografiamo, lo postiamo per condividerlo virtualmente. Abbiamo fatto del cibo un’ideologia e dei guru di Slow Food dei maitre à penser. Non potendo cambiare il mondo abbiamo reclinato su Master Chef. Va bene forse a terra, ma in mare questa bulimia, oltre a provocare spesso sgradevoli raccate, stride. Ridurre il cibo significa fare spazio per altro, in senso fisico e mentale. Concentrati su pranzo e sulla cena, sugli aperitivi e sulle merende e sugli spaghetti di mezzanotte ci dimentichiamo di altri modi per passare il tempo: stare a guardare il mare in silenzio, parlare con i nostri compagni di viaggio, fare i piccoli lavori di bordo, leggere, o più semplicemente non fare niente. Le cipolle di Carozzo ci parlano di un modo di navigare essenziale, parsimonioso, in qualche maniera più intimo e profondo. Navigare può, non deve ma può, essere un’alternativa a stili di vita terricoli che ci stanno stretti. Ma se a bordo ci portiamo i vizi e vezzi della terraferma non andremo molto lontano, anche se percorreremo centinaia di miglia.
E per concludere, dopo pranzo o dopo cena, potreste leggere il libro di Alex: Qualsiasi oceano va bene

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