lunedì 17 novembre 2014

Silenzio da mare

Qualche giorno fa il presidente del Parco delle Cinqueterre, Vittorio Alessandro, ha sommessamente suggerito di abbassare il volume. Non in senso metaforico, ma letteralmente. La storia è questa: da qualche anno in estate a Portovenere si tiene una bella iniziativa, «piscine in mare». Il canale viene chiuso al traffico nautico e le persone possono nuotare nello specchio d’acqua tra il borgo e l’isola della Palmaria. Una piscina naturale in cui si potrebbe nuotare, una volta tanto, immersi nell’assenza o quasi di rumori artificiali. Una tale prospettiva deve essere apparsa terrificante, tanto che quest’anno ci si è premurati di sparare musica a palla dalle rive.

Da qui l’invito di Alessandro ad abbassare il volume, invito che - nauticamente parlando -  andrebbe esteso a tutti quelli che ancorati in rada tengono la musica come ad un rave party, a quelli che ormeggiati in porto parlano al telefono dal ponte della barca , a coloro che sentono il bisogno di farti sentire tutti, ma proprio tutti, i  cavalli del loro motore passandoti a dieci metri dalla barca. 
Il silenzio, come tutte le cose umane, ha avuto una sua evoluzione sociale e storica. Lo spiega bene Sergio Cingolani nel libro Per una storia del silenzio. Siamo condannati al rumore dal momento in cui abbiamo conquistato la posizione eretta e cominciato a trasformare il mondo con la tecnica. Più avanziamo su questa linea, più rumore facciamo.
Per questo oggi il silenzio esteriore sarebbe un vero atto sovversivo. Sarebbe un modo, forse l’unico, per marcare la distanza da un modello di sviluppo che, comunque la si giri, mostra crepe da tutte le parti. Abbassare il volume del rumore che ci circonda ci consentirebbe di ascoltare la natura devastata dalla nostra avidità, di sentire gli altri e, persino, di prestare orecchio alla nostra anima.
Ma non ne siamo capaci. L’inquinamento acustico, fra tutti, è quello più pericoloso perché è dentro di noi e ci piace. Facciamo baccano per tenere lontano le paure, scacciare i mostri e farci sentire dagli altri. Crediamo che alzare il volume sia la soluzione e non il problema. 

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